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Acqui Terme (Al)

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La frazione Lussito
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Antico acquedotto romano
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Apside della chiesa di San Pietro
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Campanile del Duomo e l'apside
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Il Duomo
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Chiostro della Canonica
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Piazza della Conciliazione
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La torre dell'Orologio in piazza della Bollente
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Piazza della Bollente: l'elegante edicola marmorea dalla quale sgorga copiosa l'acqua termominerale ( particolare a lato)
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Fonte dell'Acqua Marcia
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Il Grand Hotel Antiche terme

Castello dei Paleologi
(da "I castelli del Piemonte" Ed. Gribaudo)

Centro termale, commerciale e industriale dell'alto Monferrato, Acqui Terme sorge sulla sponda sinistra del fiume Bormida. Il Borgo Pistema è il più antico nucleo abitato, affiancato dal Borgo San Pietro e dal Borgo Nuovo: rappresentano l'attuale centro della città che si è poi andata man mano sviluppando verso la collina e verso la parte pianeggiante a lato della statale per Savona. Al di là del fiume Bormida, che si attraversa con il ponte Carlo Alberto, si è sviluppata in epoca più recente la zona termale dei Bagni, con l'Hotel Antiche Terme circondato da un grandioso parco, gli stabilimenti termali e numerosi alberghi. Oltre ai Bagni altri centri abitati sono le frazioni di Moirano e Lussito. La leggenda vuole che la cittadina derivi da un'antica colonia di greci che si erano stabiliti in questa zona, attratti da una particolare caratteristica: la presenza di acque termali caldissime. I primi colonizzatori dettero all'insediamento il nome di Caristo, in ricordo di altre due località della madrepatria, una nella Laconia, l'altra nel Metaponto. Città romanica, città medioevale, città moderna che ha già aperto la sfida per il Duemila, Acqui Terme è capoluogo di una terra di confine, a cavallo tra pianura padana e area mediterranea. A segnare le fortune acquesi furono non solo la posizione strategica lungo la via Emilia, ma anche le sulfuree e caldissime acque termali. Così il primo appuntamento, quasi un rito, per chi arriva in città è piazza della Bollente, a lato del centralissimo corso Italia. Al centro un'edicola marmorea realizzata nel 1879 dall'architetto Giovanni Cerruti, dalla quale sgorga l'acqua bollente e curativa: 560 litri al minuto secondo. Fra leggenda e fantasia si narra che i bambini appena nati fossero portati alla fonte per esservi immersi per un attimo: se ne uscivano vivi, meritavano di essere chiamati "sgaientò", cioè scottati, appellativo storico degli acquesi.
Poco distante dalla Bollente, che è l'emblema di Acqui Terme, è la Chiesa di San Francesco, (già parte di un antico convento di francescani nel XIII secolo) sull'omonima piazza. Sulla stessa piazza sono la fontana della Rocca (1828) e il Palazzo del Municipio con le belle sale del secolo XVIII, dimora dei conti Lupi di Moirano.
Poi piazza Addolorata, sede della vecchia Cattedrale, costruita nel recinto del cimitero dei primi cristiani di Acqui all'epoca di San Maggiorino (IV secolo), ricostruita in forme romaniche e dedicata a San Pietro. E ancora Palazzo Roberti, dove pernottò Napoleone ai tempi della prima campagna d'Italia.
Il borgo Pisterna rappresenta la parte antica della città: strette vie dall'acciottolato sconnesso, portali barocchi e rinasci mentali, bifore quattrocentesche. Imponente il Duomo, in stile romanico, a croce latina, voluto da San Guido (10341070), il vescovo che lo consacrò nel 1067.
Sulla destra della cattedrale è il Palazzo vescovile, la cui costruzione venne iniziata nella prima metà del XV secolo e terminata, per opera del vescovo Francesco dei Conti di San Giorgio e Biandrate (1583-1598), nel 1592.
Nella vicina via Verdi è l'antico Ospedale di Santa Maria Maggiore, costruito nel XV secolo e attualmente sede del Ricovero Ottolenghi. Salendo per via Barone, sul lato sinistro della cattedrale, si arriva al quattrocentesco Castello dei Paleologi, marchesi di Monferrato, costruito sul luogo dove già nell 'XI secolo sorgeva la residenza fortezza dei vescovi-conti di Acqui. Parte del castello ospita il Museo archeologico comunale che custodisce numerosi reperti, soprattutto di epoca romana, rinvenuti in città e nell'Acquese.
Spostandosi dal centro verso i Bagni, attraverso il ponte Carlo Alberto sul fiume Bormida, lo sguardo spazia sui resti del maestoso acquedotto romano: prelevava l'acqua dal torrente Erro, verso Cartosio, trasportandola in città con una condotta di dieci chilometri.

(fonte:Il Piemonte paese per paese Bonechi Editore)