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Città del basso Monferrato, nella pianura tra le estreme
pendici orientali delle colline del Po e la sponda destra
del fiume, Casale, esclusi i quartieri di più recente
formazione, conserva il perimetro poligonale che doveva essere
quello dell'antica cinta fortificata. Il nucleo primitivo
si è sviluppato presso il Po, attorno al castello dei
Paleologi, quindi attorno alla Basilica di Sant'Evasio entro
la cinta delle mura. L'espansione è poi continuata
al di là della linea ferroviaria ad est e del canale
Lanza a sud-ovest, lungo la strada per Alessandria a sud e
sulla riva sinistra del Po, in zona Oltreponte, a nord. Per
visitare una città, nel nostro caso Casale, occorre,
ricorda lo storico casalese Idro Grignolio, un "ritrovo
di partenza" e lo studioso ritiene che niente possa essere
meglio della grande piazza Castello, creata fra l'Ottocento
e il Novecento quando furono abbattute parte delle difese
esterne dell' antico castello. La piazza è ora un grande
parcheggio e ospita due giorni alla settimana un fiorente
mercato oltre tre fiere annuali. Il chiosco liberty ospita
l'ufficio informazioni turistiche. Da piazza Castello, dopo
aver sostato al massiccio Forte, fulcro con la cittadella
di storiche ed eroiche difese, alla Chiesa di Santa Caterina
-che fu eretta intorno al 1725, su progetto di Scapitta, e
che conserva una scultura marmorea settecentesca dell'Assunta
del Bernero -e al barocco Teatro municipale, si imbocca via
Saffi, passando sotto la Torre civica, simbolo del comune,
risalente al Mille, e poi dalla Chiesa di Santo Stefano nella
quale sono preziosi tondi di Pier Francesco Guala e del Moncalvo.
Pochi passi e si arriva in piazza Mazzini, il cuore della
città, detta anche come abbiamo visto "piasa del
cavaI". All'intorno, interessanti portici medioevali
ben conservati. Qui convergevano e si incontravano sin dal
Medioevo le quattro vie che dividevano il borgo di Sant'Evasio
nei quattro dimenticati cantoni: Lago, Vacaro, Brignano e
Montarone.
All'inizio dell' Ottocento nella piazza, che era chiamata
piazza Grande, anche se era appena la metà dell'attuale,
sorgeva l'antica Chiesa di Santa Maria di Piazza, abbattuta
nel 1840. Dall' angolo sud-est di piazza Carlo Alberto si
intravede il Palazzo di giustizia ospitato in quello che era
il Convento di Sant'Orsola, ristrutturato una prima volta
nel 1786 da Agostino Vituli e una seconda nel 1930. Sullo
sfondo della piazza si intravede invece la facciata del Duomo,
la chiesa romanico-lombarda dedicata a Sant'Evasio, patrono
di Casale.

La Torre Civica, simbolo
della città
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L'ingresso dell'antico castello |

Piazza Mazzini
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Monumento a C. Alberto
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La cupola di Santa Caterina |
 
Il Teatro Municipale e il Municipio
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Il Palazzo d'Anna d'Alençon:
uno scorcio dell'edificio quattrocentesco
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Palazzo San Giorgio-Sede del Municipio
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La Cattedrale di Sant'Evasio, è considerato
uno dei più grandiosi esempi di architettura romanico-gotica
del Piemonte. Il nartece, un capolavoro di statica diviso
in nove compartimenti, è motivo di studio in tutto
il mondo. Ha esempi simili soltanto in architettura islamica
e armena. La facciata, che ha corso non pochi rischi di
abbattimento -era già pronto un progetto dell'
Antonelli -è stata restaurata dal Mella nel 1859
e tra il 1992 ed il 1993, pulita. |
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All'interno sono da ammirare i matronei con le antiche
decorazioni e i capitelli, poi il crocifisso che pende
dalla navata centrale. Alto quattro metri e 78 centimetri,
largo un metro e 81, è dorato e argentato e ha
incastonate pietre preziose e colorate. Viene fatto risalire
al Mille e sarebbe di origine tedesca.
Altri elementi importanti del Duomo sono le numerose cappelle,
con crocifissi del Settecento, gruppi marmorei del Bernero,
statue, affreschi: quella dedicata a Sant'Evasio, patrono
di Casale, su disegno di Benedetto Alfieri (1700-1767),
architetto civile di re Carlo Emanuele 111, merita più
di una semplice parola. Alla cappella, che è di
jus-patronato del comune, si accede con una rampa di dieci
gradini. |
I lavori di costruzione del Duomo vennero
dati il primo maggio 1764. Con la prima pietra venne sotterrata
anche una cassetta di piombo contenente monete dell' epoca,
simboli del papa Clemente XIII, ampolle di vino e olio
e una pergamena ricordo.
Vennero usati i marmi di Viggiù lavorati dal Bottinelli
e trasportati gratuitamente dagli abitanti di Borgo Vercelli,
chiamati borghini. In proposito va ricordato che il Borgo
di Bulgaro (l'attuale Borgo Vercelli) nei primi anni del
1400 era colpito dalla peste: avendo gli abitanti saputo
del ritorno a Casale da Alessandria delle reliquie di
Sant'Evasio, ritenuto santo taumaturgo, gli chiesero la
grazia promettendo un pellegrinaggio votivo sulla sua
tomba. Terminata la peste i borghini, non scordarono il
voto e vennero in pellegrinaggio alla tomba del santo,
un voto che mantennero nei secoli, ogni anno, e che è
ancora rispettato ai giorni nostri, l' 8 settembre. I
dipinti della cupola e dell' abside raffiguranti Gesù,
gli Evangelisti e quattordici Santi sono del Sereno (1829-1893)
restaurati nel 1986 dal Vignoli. Le vetrate rappresentano
Sant'Evasio e San Lorenzo. L'altare maggiore è
del Settecento mentre il paliotto è del milanese
Pogliaghi. Il corridoio che porta alla sacrestia cela
i mosaici che un tempo dovevano essere il pavimento della
basilica; sono databili attorno al 1110 e al 1140. Sono
stati "distaccati" tra il 1859 e il 1860 dal
Mella e collocati sulle pareti dell'ambulacro posteriore
dell' abside e del corridoio verso la sacrestia stessa.
Delle quindici figurazioni ritrovate e che il Mella disegnò
prima di passare al distacco, cinque sono andate perdute.
Le figurazioni, in parte tonde ed in parte rettangolari,
sono contornate da ornamenti vari, geometrici. Le figure
rappresentano mostri mitologici, come quello delle sette
teste, e umani, come Antipode e il Pigmeo. Poi fatti biblici
e scene di vita. La figurazione che destò più
attenzione fu quella del "pescatore": secondo
gli studiosi deve essere interpretata come l'offerta votiva
alla Chiesa di Sant'Evasio. Vi figura una scritta: QUALE
LARCA DESAN VAX. Padre Angelo Coppo, che studiò
i mosaici, pensò dovesse venire così interpretata:
"Qui c'è l'arca di Sant'Evasio". Intendendo
l'arca come cassa della chiesa, dove appunto portare le
offerte. |
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La Sinagoga, in vicolo Olper, edificata nel 1595
e ben restaurata nel 1969, č a pianta rettangolare con
ricche decorazioni lignee e stucchi barocchi dorati. Nei
matronei museo ebraico, secondo in Italia per importanza,
e archivio (tolleranze dei Gonzaga).Numerosi sono i turisti,
che vi giungono da tutto il mondo: la Sinagoga di Casale
è infatti considerata tra le più belle d'Europa |
Il
Castello dei Paleologi č lungo il Po, a pianta quadrilatera
con torrioni angolari, cinto da fossato; la costruzione č
di notevole importanza per l'architettura militare del quattrocento
(sotterranei, torrioni, feritoie).Il castello, edificato nel
1352 per volontā del marchese Giovanni II Paleologo, venne
ricostruito nella seconda metā del Quattrocento, dopo che
Casale divenne la capitale del Monferrato. Altri lavori di
ampliamento del castello, cardine della cittā, vennero eseguiti
attorno al 1561 per conto di Guglielmo Gonzaga. La funzione
di difesa di Casale venne svolta, dopo pochi anni, anche dalla
cittadella fatta erigere da Vincenzo I, successore di Guglielmo,
nella parte opposta della cittā. Alla fine del Settecento
il castello venne trasformato in magazzino militare e ancora
oggi č adibito a tale uso. Presenta una pianta quadrilatera
con torrioni angolari troncoconici ed č cinto da un fossato.
E' patrimonio dello Stato che permette visite al piano inferiore
solo in occasione di particolari manifestazioni. La cittadella,
proprietā del Comune, č visitabile.

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Dalla piazzetta del Duomo percorrendo viuzze medioevali
si raggiunge la gotica San Domenico,
con grande portale rinascimentale in pietra arenaria:
è stato senza alcun dubbio applicato alla facciata
della chiesa già costruita in stile gotico-lombardo.
La chiesa, della quale pose la prima pietra nel 1472 il
marchese Guglielmo VIII per rispettare un voto, è
imponente, a tre navate. All'interno sono numerose opere
d'arte, da statue a preziose tele e vetrate artistiche.
Antistante la chiesa è una piazza, quasi un' area
lasciata appositamente per dare sfogo alla chiesa e per
lasciare defluire i fedeli anche se numerosi, come dovevano
essere particolarmente in quei tempi. |
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Altra chiesa ricca di importanti opere è Sant'llario
nella piazzetta omonima che si apre al termine di via
Garibaldi.
L'interno è a tre navate, luminoso per la cupola
che si alza sul presbiterio. Di buona fattura le statue
che ornano l' altare maggiore ma due quadri importanti
richiamano subito l'attenzione: due opere di Nicolò
Musso, casalese.
Sulla parte alta dell' abside è la tela raffigurante
la Madonna del Carmine che porge l'abito monacale a San
Simone Stock, priore generale dell' ordine carmelitano
d'Inghilterra. L'altro dipinto molto più espressivo
con luci ed ombre caravaggesche, certamente un capolavoro,
raffigura San Francesco che bacia i piedi del Crocefisso
contornato da angioletti piangenti.
Di fronte al San Francesco una tela dell' Annunciazione
di Guglielmo Caccia (da Luigi Angelino, "Casale Monferrato"). |
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(via Roma) (da "itinerari della memoria"
de La Stampa)
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Piazza Mazzini - Monumento a C. Alberto |
Cenni Storici
Sull' origine di Casale Monferrato sono state avanzate
e discusse, specialmente negli ultimi anni, alcune interessanti
ipotesi. Gli studiosi ritengono ormai molto probabile che sull'
area casalese, accanto al Po, sorgesse in epoca celto-gallica un
centro abitato chiamato Vardacate (da var, acqua, e afe, luogo abitato).
Dopo l'occupazione romana il borgo divenne municipium incluso nella
XII tribù PaZZia come viene attestato da un rescritto bronzeo,
diretto da Cesare Augusto a Clodio, maggiorente del luogo. La targa
bronzea è stata rinvenuta nel 1942 nel Po tra i due ponti
della città e fornisce quindi un dato interessante per l'antica
storia casalese. Sul rescritto di Cesare Augusto si nomina la città
preromana di Vardacate: di qui la identificazione come l'antica
Casale.
Reperti archeologici di età romana, fra l'altro marmi e iscrizioni,
sono stati rinvenuti nel territorio casalese. Dell' epoca tardo
romana sono state ritrovate tombe a lato della strada verso Pozzo
Sant'Evasio ed anfore e suppellettili nella zona più settentrionale
dell' abitato.
Le prime invasioni barbariche distrussero il borgo, che rinacque
in uno o più nuclei, collegatisi poi tra loro in epoca longobarda.
Pare che 1'agglomerato che venne a crearsi all'inizio dell'VIII
secolo si chiamasse Sedula o Sedulia: era cioè una "piccola
sede" in cui si trovava un comandante con un presidio militare
arimanno. A Sedulia si trasferì dall' Astigiano, dov'era
perseguitato dagli ariani, il vescovo Evasio, che fondò una
chiesa dedicata al protomartire San Lorenzo.
Ma gli ariani continuarono a perseguitarlo e Attabulo, che comandava
il presidio, lo fece decapitare sul sagrato della chiesetta, assieme
ad altri 145 cristiani. Adirato per il martirio del vescovo Evasio,
il re Liutprando marciò contro i responsabili, li sconfisse
ai piedi della collina di Moncalvo e lasciò il bottino alla
Pieve di San Lorenzo perché si abbellisse la tomba del santo.
Lo stesso borgo che venne ad agglomerarsi attorno alla nascente
Chiesa di Sant'Evasio cominciò a essere denominato Casale
di Sant'Evasio, per ricordare il martire protettore. Nell'882 Carlo
il Grosso lo donò all'episcopato di Vercelli; Federico lasciò
integri i diritti imperiali, ma Arrigo VI lo ricondusse alla signoria
vercellese. Ribellatosi nel 1196 e divenuto libero comune, nel 1215
fu raso al suolo dagli eserciti collegati di Vercelli, di Alessandria
e di Tommaso di Savoia. Risorto con Federico Il, nel 1303 passò
agli Aleramici, marchesi del Monferrato, quindi ai Visconti (1369-1404)
e di nuovo ai marchesi del Monferrato ma della famiglia dei Paleologi.
Sotto Guglielmo VIII del Monferrato (1464-1483) ebbe un suo senato
e il titolo di città, divenendo capitale del marchesato;
nel 1474 fu anche sede vescovile con bolla di papa Sisto IV su istanza
del marchese. Primo vescovo fu Bernardino Tibaldeschi-Orsini, già
siniscalco marchionale, del quale esiste tuttora il monumento funerario
nel duomo. Sino ai tempi nostri sono 35 i vescovi che si sono succeduti
a reggere la curia casalese. Estintisi nel 1533 i Paleologi, la
città fu occupata da Carlo V che, dopo la pace di Cateau
Cambrésis nel 1559, la assegnò ai Gonzaga di Mantova,
eredi per via femminile dei Paleologi stessi. Durante la guerra
di successione di Mantova e del Monferrato (1628-1631) fu inutilmente
assediata dagli spagnoli. Difesa dai francesi, ne subì l'occupazione
fino al 1652. Rimasta ai Gonzaga, Casale fu da questi venduta a
Luigi XIV nel 1681. Nel 1695, a seguito degli accordi tra il re
francese e il duca di Savoia, vennero smantellate le fortificazioni
e la città fu ceduta al duca di Mantova. Quando poi, nel
1704, si estinse la dinastia dei Gonzaga, passò con il Monferrato
ai Savoia, ai quali fu confermata definitivamente con il trattato
di Utrecht del 1713. Nel marzo 1849 si difese eroicamente contro
le truppe austriache del maresciallo Wimpffen.
Casale sotto i Savoia perse il prestigio avuto come capitale prima
del marchesato e poi del ducato di Monferrato, anche perché
l' accorpamento a Torino dei più importanti servizi portò
a un declassamento. In particolare venne soppresso l'antico Senato,
organo giurisdizionale, che nel 1731 venne conglobato con l'analoga
Alta Corte esistente a Torino. Nel Settecento, tuttavia, molti nobili
e ricchi borghesi, spesso ufficiali dell' esercito sabaudo, fecero
ricostruire e adattare i loro palazzi. Fu in quel periodo che vennero
seguiti i nuovi canoni barocchi e sorsero quasi tutte le più
belle chiese della città.
Alla fine del Settecento la rivoluzione francese ebbe immediata
risonanza anche a Casale. Precipitata la situazione, l'invasione
francese portò alla occupazione di Casale (12 settembre 1797),
poi subito liberata nel periodo della Restaurazione (13 maggio 1799).
Dopo la vittoria di Marengo, nel 1800, l'intera regione venne però
inquadrata nella XXVII divisione della repubblica francese. N e1
1805, un anno dopo essere stato incoronato imperatore dal papa Pio
VII, Napoleone Bonaparte fece visita alla città dove fu ricevuto
con molto entusiasmo.
Dopo Waterloo e la deposizione di Napoleone, Casale venne restituita
ai Savoia, assieme a tutto il Piemonte, dal congresso di Vienna.
Re Carlo Alberto nel 1837 restituì il Senato come Corte d'appello
e i casalesi dal canto loro gli eressero un monumento equestre che
ancora oggi campeggia al centro della piazza principale della città,
detta appunto piazza del Cavallo.
Da Casale, al termine di un congresso agricolo che vide la presenza
di personaggi impegnati nella vita politica piemontese, e fra essi
i casalesi Giovanni Lanza, Filippo Mellana, Urbano Rattazzi, Giuseppe
Antonio Ottavi e altri, venne inviata al re una invocazione alla
guerra contro l'Austria che si chiudeva con il grido di "Viva
l'Italia unita!". La storia casalese da allora divenne sempre
più parte, anche importante, della storia piemontese e italiana.
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