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Gabiano(Al)
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(da "I castelli del
Piemonte" Ed. Gribaudo) |
da www.panoramio.com |
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(da "I castelli del Piemonte" Ed. Gribaudo)
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(da "I castelli del
Piemonte" Ed. Gribaudo) |
Gabiano sorge sulla riva destra del Po, su un alto sperone a strapiombo
sulla pianura. L'abitato, formato da alcuni nuclei che si estendono sul
versante interno del colle, è dominato dal grande edificio del
castello.
Ai piedi della collina giace invece l' antica Pieve di San Pietro, insediamento
ecclesiastico già citato negli antichi estimi vercellesi del 1298-99
e forse edificata sul luogo di un fundus romano attorno al quale
nell' alto Medioevo si venne a costituire il primitivo nucleo abitato.
L'origine romana del luogo, oltre che dal toponimo -messo in relazione
da quasi tutti gli studiosi con il patronimico Gavius - è
testimoniata dal rinvenimento di una colonna miliaria con duplice iscrizione
di Diocleziano e Massimiano, e di Valentiniano e Valente, oggi conservata
al Museo Leone di Vercelli.
L'area dovette essere interessata anche da successivi insediamenti, come
prova l'esistenza di toponimi dal tipico suffisso germanico -eng,
quali Varengo, Zoalengo, Mincengo, Martinengo, Chiolengo. Sono prive di
fondamento le ipotesi di chi vuole che il castello sia stato eretto nel
secolo X per iniziativa degli Aleramici. Le prime notizie storicamente
certe vedono la curtis di Gabiano come pingue patrimonio appartenente
al Monastero di San Pietro di Breme (in Lombardia), nuovo insediamento
dei monaci della Novalesa distrutta nel 906 dai saraceni.
Secondo il cronista della Novalesa l' origine del possesso -accertato
poi dal 992 -risalirebbe a un atto di Carlo Magno, il quale dopo aver
sconfitto i longobardi concede all'abate Frodoino la "cortem
magnam nomine Gabianum" con un'estensione di oltre 1000 mansi.
Il Monastero di Breme trova comunque concorrenti temibili nel vescovo
di Vercelli e nei marchesi del Monferrato (Federico Barbarossa nel 1164
confem1a il possesso di Gabiano all' aleramico Guglielmo il Vecchio).
Il conflitto tem1ina fra XII e XIII secolo col predominio dei signori
di Casale. Nel 1247 il marchese Bonifacio II infeuda il luogo ai fratelli
illegittimi Rainero e Bastardino che prendono il nome "di Gabiano".
La signoria dei di Gabiano si protrae fino al 1421: in quasi due secoli
i membri della famiglia, vicina alla casa marchionale, godranno di grandi
privilegi e daranno illustri personaggi alla storia del Monferrato.
Nel 1422 la comunità di Gabiano, approfittando dell'assenza di
un dominus, rielabora gli Statuti (un consiglio comunale esisteva
già dal 1278): essi documentano, fra l'altro, come il villaggio
fortificato abbia lasciato la posizione originaria attorno alla Chiesa
di San Pietro per spostarsi più in alto e addensarsi intorno al
castello.
Nel Quattrocento le strutture del maniero decadono, a seguito degli scontri
e passaggi di proprietà fra i marchesi di Monferrato, gli Scarampi
e gli stessi Savoia. Nel 1531 Gian Giorgio Paleologo fa dono del feudo
e del castello a Carlo Montiglio, consigliere marchionale, maestro di
casa e governatore del castello di Casale. Per quasi un secolo i Montiglio
ne detengono il possesso col titolo di conti di Gabiano. Dopo un breve
passaggio ai Gonzaga, duchi di Mantova e Monferrato, il feudo -ora marchesato-
è ceduto nel 1624 alla famiglia genovese dei Durazzo, che ne resta
proprietaria fino al 1922.
Nel XVII secolo il castello è oggetto di fatti d'armi che ne compromettono
la capacità difensiva e nel 1692 viene incendiato.
Sottoposto a un primo risanamento nel Settecento, il maniero assume il
suo aspetto attuale in seguito ai rilevanti lavori di restauro condotti
dall' architetto Cusani nel biennio 1907-08 e nel periodo 1923-25. Il
rifacimento è voluto dalla marchesa Matilde Giustiniani, vedova
dell' ultimo discendente dei Durazzo, Giacomo Filippo, e realizzato secondo
i canoni neogotici di Alfredo D' Andrade. Attuale proprietaria del castello
è la marchesa Carlotta Cattaneo Adorno, nipote ed erede di Matilde
Giustiniani, che vi ha impiantato una fiorente attività enologica.
(fonte:Il Piemonte paese per paese Bonechi Editore)
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