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Piovà
Massaia (At)
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Nella parte nord-occidentale dell' Astigiano, su una collina posta
sulla sinistra della valle del rio Meinia, si adagia il paese di
Piovà (anticamente detto anche Piovata) che dal 1940 ha unito
al proprio il nome del suo figlio più illustre, il cardinale
Guglielmo Massaia.
Per quanto riguarda l'origine del nome sembra che si debba riconnettere
con il termine latino plebs, da cui l'italiano pieve: secondo
alcuni filologi la forma plebata con cui il paese è frequentemente
citato in epoca medioevale potrebbe essere collegata con il vocabolo
basso latino plebatum nel senso di "sede di una pieve".
Fin da prima del Mille è compreso nel territorio attribuito
all'alta signoria dei conti di Monferrato e in tale condizione rimane
fino agli inizi del XVIII secolo, allorché passa sotto il
dominio dei Savoia. Il feudo è invece concesso ben presto
ai Radicati e ad altre nobili casate dominanti sui territori circostanti:
è solo agli inizi del XVII secolo che se ne stacca per essere
dato ai Chieppo e successivamente ai Ricci che assumono il titolo
di conti. Questi ultimi mantengono il titolo di signori di Piovà
fino al XIX secolo.
La Parrocchiale dei Santi Pietro e Giorgio è
uno dei più insigni monumenti barocchi della provincia di
Asti e dell' intera regione.
Pur non essendovi alcuna documentazione idonea all' attribuzione
della chiesa, abbiamo tuttavia notizie certe relative alla costruzione,
iniziata nel 1749 e terminata sostanzialmente nel 1770, salvo alcune
opere interne eseguite negli anni successivi, sicché da più
parti è indicato l'anno 1774 come termine definitivo dell'opera.
Nel 1976, in considerazione del precario stato dell' edificio, si
dette inizio a una grandiosa opera di restauro. Il campanile è
di poco posteriore alla chiesa, essendo stato costruito nel 1779:
è di notevoli proporzioni e presenta nella parte superiore
un andamento curvilineo e movimentato.
La struttura dell'edificio è a pianta centrale, interamente
in mattoni, con un grande tiburio sormontato da una torretta con
cuspide metallica: la facciata è caratterizzata da una forte
concavità della parte centrale in cui sono inseriti il portale
principale e un ampio rosone. L'interno, a croce greca, colpisce
per il carattere solenne e grandioso, ma anche per l'estremo rigore
ed equilibrio delle masse modellate dalla luminosità dell'ambiente.
L'ampia cupola è a sezione quadrata con angoli smussati.
Nel cornicione superiore sono state inserite sedici tele rappresentanti
ciascuna un santo, opera del pittore astigiano Montaldi che la eseguì
intorno al 1824; nell' abside, dietro l'altare maggiore, è
situata la tela della Madonna Assunta e Apostoli, opera di Sebastiano
Taricco da Cherasco (1671-1710), che rappresenta uno dei punti di
maggiore interesse del la chiesa insieme alla Madonna del Rosario,
statua lignea dello scultore Danieli di Chieri (XVIII secolo). Il
ricco altare maggiore, in marmi policromi, è attribuito a
Benedetto Alfieri: dietro a esso stanno gli stalli del coro, opera
barocca di pregio. Fra gli arredi sacri si devono ricordare un Crocifisso
settecentesco e inoltre un calice e un ostensorio, dono del cardinal
Massaia ai suoi conterranei: il cardinale è effigiato in
una statua marmorea di Cesare Aureli (1909).
Nel capoluogo ha sede anche un piccolo Museo del Combattente che
conserva una interessante raccolta di ricordi di guerra del periodo
compreso tra la guerra d'Africa e le guerre mondiali.
Oltre al cardinal Massaia, Piovà diede i natali anche a Giovanni
Polledro (1783-1853), musicista: fu un insigne violinista vissuto
lungamente all'estero (Russia, Francia, Germania) e infine maestro
di cappella alla corte dei Savoia e direttore del liceo musicale
di Torino. Fu inoltre fecondo compositore di opere musicali per
orchestra e di musica da camera.
(fonte:Il Piemonte paese per paese Bonechi Editore)
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