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Portacomaro (At)

A dieci chilometri da Asti, non distante dalla statale 457 per Casale Monferrato, Portacomaro è posto in bella posizione sulla dorsale collinare a sinistra della valle Versa. Secondo l'interpretazione più recente, il toponimo deriva dalla componente "corte" e dal nome Acomarius, come testimonia la prima attestazione della località datata 961: de curte Acomarij. Il sostantivo "porta" invece, non deriverebbe da una delle porte d'accesso del ricetto medioevale, ma sarebbe piuttosto un adattamento tardivo della prima componente "corte".
Nel 1159 il villaggio fu tra i territori ceduti da Federico Barbarossa alla città di Asti e nei due secoli successivi esso fu conteso tra gli astigiani e i marchesi di Monferrato. Nel 1360 Giovanni Paleologo ottenne dall' imperatore Carlo IV la conferma del possesso della terra di Portacomaro, ma nel 1374 gli astigiani approfittarono della morte del marchese e della reggenza del duca di Brunswick per sferrare l'attacco al paese e distruggere le opere di fortificazione. Queste vennero ricostruite prima che Asti con tutte le sue dipendenze fosse trasmessa come dote da Gian Galeazzo Visconti alla figlia Valentina, che sposava Luigi di Valois nel 1387.
Dal XVII secolo Portacomaro divenne feudo del potente Nicolò Coardi, che discendeva da una nobile famiglia spagnola trapiantatasi ad Asti alla metà del Cinquecento. Egli fu tesoriere generale delle Milizie di guerra e poi presidente e capo generale delle Finanze del duca Carlo Emanuele I di Savoia (1610).

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Dell' antico ricetto, su cui sorsero i più importanti edifici del paese, sussistono oggi tratti delle mura e il poderoso bastione verso la piazza.
Alla parte alta di Portacomaro si arriva percorrendo una breve salita, l'antica rampa dove aveva sede la guarnigione militare. La Parrocchiale di San Bartolomeo fu costruita una prima volta verso la fine del XVI secolo; nel 1650 consisteva di un'unica navata ed era di patronato della nobile famiglia Berruti che vi accedeva dalla propria dimora. Nel 1870 l'edificio fu ampliato e vennero eretti il campanile e la bella facciata in stile neo barocco. L'interno, a due navate con cappelle laterali, custodisce opere pregevoli tra cui l'altare settecentesco in marmi policromi e il monumentale altare della Madonna del Rosario in legno dorato e dipinto, databile alla seconda metà del Seicento.
Non lontano dalla parrocchiale e adiacente al Municipio è la Confraternita dell' Annunziata o Chiesa dei Battuti, edificata verso la fine del XVIII secolo; sul suo sagrato si svolge ogni anno nel mese di aprile la tradizionale festa dei "caritin", dolci tipici del luogo messi all' incanto per scopi benefici.
L'edificio religioso più antico è indubbiamente quello intitolato a San Pietro che, alle dipendenze dell' Abbazia di Azzano d'Asti, funzionò come parrocchiale fino al XVI secolo. La costruzione è situata ai margini del centro abitato; presenta una facciata a capanna con bel portale in pietra e coronamento ad archetti. Alcune parti della chiesa risalgono al 1120 circa, ma essa fu ricostruita parzialmente nel Quattrocento, come testimoniano al suo interno le volte a crociera; alla stessa epoca sono da datarsi gli affreschi del presbiterio, raffiguranti la Crocifissione e figure di santi.

(fonte:Il Piemonte paese per paese Bonechi Editore)