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Valfenera(At)
La località è documentata sin dall' 896 come Valfeneria.
In seguito appare come Valle Finaria, alternata a Valfenaira,
Valfenera e ancora Valfeneria. L'etimo può
essere spiegato in due modi: o, secondo l'Olivieri, ricollegandosi
afenum, fieno, applicato a vallis, valle propria
del fieno, oppure richiamandosi al latino finis, confine,
valle propria del confine (Marocco). La prima possibilità
sembra confermata dalla voce dialettale "fnéra"
("fienile"), ma altrettanto lo è la seconda, poiché
Valfenera, come già accennato, è posizionata all'
estremo limite delle valli astigiane.
Con l'insediamento del Gonzaga il castello di Valfenera venne reso
inespugnabile attraverso la creazione di una complessa struttura
difensiva munita di sette torri, caratteristica questa che fece
nascere l'appellativo di "cittadella dalle sette torri".
L'imponente sistema di fortificazione venne messo alla prova piùvolte.
Resta famoso l'assedio del 1553 subito dalle truppe imperiali da
parte dei francesi già dominatori di Villanova d'Asti e di
San Damiano, ma questa volta l'attacco non riuscì. Dopo il
passaggio del feudo a Giulio Cesare Benso (1630) Valfenera venne
ceduta a Lorenzo Nomis. Ad Anna Felicita Nomis, in particolare,
è legata la storia dell' attuale parrocchiale. Essendo in
rovina da tempo la chiesa precedente situata nei pressi del castello,
la contessa, dopo lunghe trattative, cedette alla comunità
la Chiesa di San Giovanni di cui aveva il patronato. Si tratta dell'
attuale Parrocchiale dei Santi Bartolomeo e Giovanni Battista che
ha però subito nel corso dell' Ottocento numerose trasformazioni
e ampliamenti. I maggiori lavori di rimodernamento si devono soprattutto
a don Vittorio Santanera e a don Giovanni Battista Cortese. Quest'ultimo
in particolare nel 1882 promosse l'ampliamento della chiesa e il
rifacimento della facciata, affidato al fratello di Tommaso Villa,
insigne statista e gloria di Valfenera.
Accanto alla parrocchiale, in piazza Roma, è la Confraternita
dello Spirito Santo, oggi sconsacrata e priva degli arredi. Per
ora è stato possibile restaurare l'esterno con la speranza,
in futuro, di recuperare anche l'aula che è adibita a sala
parrocchiale.
(fonte:Il Piemonte paese per paese Bonechi Editore)
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