 |
Casalborgone
(To)
www.comune.casalborgone.to.it
|
da www.panoramio.com |
|
|
A nord-est di Torino lungo la strada Asti-Chivasso,
in una zona collinare del basso Monferrato, sorge il comune di Casalborgone.
Il suo territorio, piuttosto esteso, è attraversato dai torrenti
Losa e Leona, ed è formato dalla località Airali che
si trova in pianura, e dall' antico capoluogo che si erge su uno
sperone dominato dall' antico castello.
Il nucleo originario del comune si sviluppò attorno al Castello,
le cui strutture più antiche risalgono al secolo XI. La sua
mole quadrata è posta su un alto zoccolo sostenuto da muraglioni;
le case si appoggiano quasi contro il castello, tra le mura e il
ciglio del breve terrazzo naturale che forma la base d'appoggio
dell'insieme. A ovest, in una piazzetta di forma trapezoidale si
trovano l'antica Parrocchiale di Santa Maria, di cui non si conosce
l'anno di fondazione, e la Chiesa della Santissima Trinità,
eretta nel 1600 e sede della Confraternita della Santa Croce. A
sud-est della zona medioevale si è sviluppato il nuovo centro
intorno ad Airali, borgo posto all'incrocio di diverse vie di comunicazione
il cui primo sviluppo risale al secolo XVI.
L'attuale Parrocchiale di Santa Maria Maddalena fu consacrata nel
1730, ma le prime strutture risalgono al 1682. Fra i monumenti giova
ancora ricordare la Chiesa di San Carlo edificata, in stile lombardo-romano,
nel 1894.
La storia
In epoca romana la località era denominata Trebledo
o Treblea, e tale nome compare ancora in documenti medioevali in cui si
fa riferimento a una chiesa "de Sancta Maria Treblea de Castro Burgono";
ora l'appellativo Trebea è rimasto a indicare la parrocchia di
Santa Maria. Dai numerosi ritrovamenti di età romana avvenuti nella
zona, si può stabilire l'età dei primi insediamenti, nonché
l'importanza strategica che il luogo rivestiva. In epoca longobarda il
paese appartenne al ducato di Torino, e passò, con Carlo Magno,
al vescovo di Vercelli: questa concessione fu confermata poi, nel 999,
dall' imperatore Ottone. Nel territorio dell' attuale Casalborgone sorgevano
però due chiese, dipendenti da due diverse diocesi: i documenti
parlano infatti della Chiesa di San Siro, che apparteneva al vescovo di
Torino e di quella di Santa Maria che apparteneva a quello di Vercelli
e, in seguito, a quello di Ivrea. Questa duplicità di giurisdizione
generò molteplici controversie, che terminarono soltanto nel 1673,
data in cui il vescovo di Torino cedette la parrocchia di San Siro al
vescovo di I vrea, il quale la mantenne fino al 1817, anno in cui tutta
Casalborgone fu trasferita alle dipendenze della diocesi di Torino.
Prima di divenire feudo dei signori di Cocconato, Casalborgone fu teatro
di prolungati conflitti tra le famiglie che cercavano di assicurarsi il
predominio nella zona. Nel 1186 l'imperatore Federico infeudò il
luogo ai Radicati, signori della contea di Cocconato, i quali lo mantennero
come feudo direttamente dall'imperatore fino alla metà del 1300.
In un successivo diploma di conferma del feudo, del 1249, ai Radicati
fu concesso il diritto di battere moneta ma, secondo il Promis, tale privilegio
fu loro elargito soltanto nel 1530 da Carlo V.
Posta com' era ai confini con il marchesato del Monferrato, la terra di
Casalborgone fu più volte motivo di lotte fra i Radicati e i potenti
marchesi del Monferrato. Nel 1367, per esempio, Ludovico, Abellone e Bonifacio
di Cocconato furono costretti per ingiunzione dell' imperatore a giurare
fedeltà ai detti marchesi. L'anno seguente essi furono costretti,
malgrado le reiterate proteste, a riconoscere la superiore autorità
marchionale dei Monferrato. Negli anni seguenti i Radicati attuarono una
strategia di alleanze per cercare di mantenere le loro terre minacciate
dai potenti vicini: così si allearono prima con Galeazzo Visconti
duca di Milano, poi con il marchese del Monferrato, in funzione antisabauda.
Tra il 1445 e il 1446 giurarono fedeltà al duca di Milano e a Ludovico
di Savoia per tutti i loro castelli alla condizione di esserne reinvestiti.
Avendo Ludovico accettato tale giuramento, i Radicati vennero reinvestiti
dei propri feudi, tra i quali vi era quello di Casalborgone. La dedizione
dei Radicati di Casalborgone ai Savoia fu reiterata nel 1452, in occasione
della minaccia di guerra sollevata dai nuovi duchi di Milano, gli Sforza.
Il conte Giovanni Radicati di Casalborgone fu l'unico della famiglia a
sottoscrivere la dedizione ai Savoia, poichégli altri giurarono
fedeltà al duca di Milano in funzione antisabauda. Dalla pace di
Lodi (1454), che metteva fine alla guerra per la successione del Milanese,
venne a mancare ai Savoia l'alleanza con Venezia, alleanza che era servita
loro per espandersi nei territori lombardi. Dopo la guerra con la Francia
che ne seguì e in cui il duca Ludovico di Savoia ebbe la peggio,
Carlo VII stabilì che le più recenti conquiste sabaude nel
ducato di Milano tornassero allo Sforza e che i Cocconato si accordassero
direttamente con il Savoia. Ma i due contraenti non riuscirono ad accordarsi
in breve tempo e solo dopo varie ed alterne iniziative da parte dei due
duchi, allo scopo di ingraziarsi gli abitanti delle terre soggette ai
Radicati, si giunse nel 1458 alla pace di Milano. Questa stabiliva che
tanto il duca di Milano quanto quello di Savoia non pretendevano più
fedeltà dagli abitanti di Cocconato e delle altre terre della conte
a fra cui Casalborgone, i quali dovevano invece rinnovare il giuramento
ai Radicati. A questi ultimi invece era imposto di giurare fedeltà
a entrambi i duchi. Nello stesso anno avveniva anche la resa del Castello
di Casalborgone e dei domini ai Radicati di Cocconato. Seguì quindi
un periodo di relativa calma durante il quale furono stesi, nel 1489,
gli Statuti del paese. Essi sono un rifacimento di un codice molto più
antico che è andato perduto. Quando, nel 1503, un diploma dell'imperatore
Massimiliano sottometteva definitivamente i signori di Cocconato al duca
di Savoia, i conti di Casalborgone furono gli unici, nella persona di
Rainero, a prestare omaggio di fedeltà ai Savoia, mentre gli altri
consiglieri fecero notevoli opposizioni a questa decisione fino a che,
nel 1586, la loro lotta si concluse con la definitiva sottomissione dei
Cocconato al duca Carlo Emanuele I. Il feudo di Casalborgone fu venduto
fra il 1518 e il 1522 al duca Carlo II di Savoia, e da questo momento
le sue vicende politiche si confondono con quelle della casa sabauda.
Nel 1530 l'imperatore reinvestì del feudo di Cocconato e Casalborgone
i Radicati. A sua volta, tre anni dopo, il duca di Savoia ne investì
Nicolò Balbis, signore di Vernone. Negli anni 1613-14 Antonio Goveano
acquistò il feudo dai Balbis e dai Radicati, per rivenderlo a sua
volta, nel 1632, a Baldassarre Masserati. Sei anni dopo, quest'ultimo
lo vendette alla reggente madama Cristina e questa lo cedette al conte
Mario Broglia in cambio dei diritti che sua moglie Caterina deteneva sul
Castello di Agliè.
A partire dal 1658, i figli del conte Mario Broglia, Tommaso Francesco
e Pietro Luigi, fecero riedificare il castello che appariva gravemente
danneggiato a causa delle continue guerre: attorno al grande salone furono
sistemati quattro appartamenti. Dopo l'assedio di Torino del 1706, terre
e case di Casalborgone subirono gravi danni a causa del ripetuto passaggio
di eserciti francesi e imperiali. Pare che in quella occasione, avendo
i francesi deciso di distruggere il castello, Giovanni Pierluigi Broglia,
ufficiale sabaudo, uscisse da Torino assediata con il permesso di Vittorio
Amedeo II, per recarsi nel campo nemico, e ottenesse dai francesi che
il castello fosse risparmiato. Nel 1902 il Castello di Casalborgone passò
in successione dai Broglia a Ferdinando Morozzo della Rocca.
(fonte:Il Piemonte paese per paese Bonechi Editore)
|
 |