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Cavagnolo
(To)

Abbazia di Santa Fede
Cavagnolo è un comune sparso situato ad est del capoluogo,
all' estremo limite orientale della provincia, sul margine settentrionale
delle colline del Monferrato.
L'origine del toponimo è controversa. Secondo alcuni studiosi
ottocenteschi, fra cui il Casalis, esso deriverebbe da "cavanna",
voce celtica indicante un piccolo podere rustico, attorno al quale
si sarebbe successivamente sviluppato l'abitato. Tale tesi è
però oggi rifiutata e si propende per una sua derivazione
da "cavagna", dal latino cavaneum, che vale "cesto,
paniere". Nel Medioevo sono attestate sia la forma Cavagnolius
che Cavagnolus. Già esistente in epoca romana, nell'
alto Medioevo appartenne al marchesato d'lvrea ed al vescovo di
Vercelli. Il primo documento in cui compare il nome di Cavagnolo
risale al 1164 ed attesta la signoria sul luogo del marchese di
Monferrato: si tratta d'un diploma imperiale con cui Federico I
Barbarossa ne concede il dominio al marchese Guglielmo del Monferrato.
A questo periodo risale la costruzione dell' Abbazia di Santa Fede
(vedi corsivo). Nel 1215, essendovi pericolo d'una guerra fra il
marchese del Monferrato ed il comune di Vercelli, il conflitto venne
evitato grazie all'intervento del vescovo di Vercelli, Uguccione,
e in virtù degli accordi da questi stipulati durante l'opera
di mediazione, il castello di Cavagnolo passò sotto il controllo
vercellese. Nel 1340 i signori di Cavagnolo rinnovarono la dipendenza
dal vescovo.
Nel 1355 l'imperatore Carlo IV di Lussemburgo confermava però
al marchese di Monferrato l'antico dominio sulla località
ed il diritto di nominare i castellani. Parti del feudo vennero
poi acquistate da diverse famiglie, fra cui i Radicati, i Calori
ed i Provana. Questi ultimi ebbero grossi contrasti con la comunità,
al punto che nel 1570 Saverio Provana interdì a chiunque
l'accesso a Cavagnolo finché non gli fossero stati riconosciuti
alcuni diritti sul censo, negati a suo padre Ottaviano una decina
d'anni prima.
Nel 1631, dopo la pace di Cherasco, Cavagnolo entrò a far
parte dello stato sabaudo, di cui da allora seguì le vicende.
Nel 1737 venne infeudato al conte Giovanni Ottavio Cotti la cui
famiglia ne rimase in possesso sino al secolo successivo.
Cessate le lunghe guerre che coinvolsero lo stato sabaudo, quasi
ininterrottamente dalla fine del Cinquecento all'inizio del Settecento,
l'abitato di Cavagnolo, che nel 1734 contava 1061 abitanti, visse
una fase di cambiamenti urbanistici. La popolazione, che fino ad
allora aveva preferito, per ovvie ragioni difensive, stabilirsi
nei pressi del castello posto sulla collina, si trasferì
al piano attratta dalle zone più facilmente coltivabili.
Nacquero così nuove aree di insediamento, quali Brichetto,
Piana e Casa Mosso.
Superata la parentesi della dominazione napoleonica in Piemonte,
il XIX secolo fu un periodo d'espansione demografica del comune,
che nel 1861 giunse ad avere 1644 abitanti. Per tutto il secolo
sorsero nuovi nuclei abitativi, soprattutto sulle pendici collinari
della valle del rio Santa Fede lungo la strada Moransengo-Crescentino.
Tale sviluppo è proseguito anche nel nostro secolo, incentivato
dalla costruzione della vicina ferrovia. Il costante proliferare
di insediamenti abitati vi ha praticamente unito Cavagnolo a Brusasco.
A causa di questa situazione nel 1927 il governo fascista, che aveva
lanciato la politica dei cosiddetti "grandi comuni", aggregò
in un'unica unità amministrativa Brusasco, Brozolo, Cavagnolo
e Marcorengo. Il comune di Cavagnolo è stato poi ricostituito
nel 1957. Sede del municipio è la frazione di Pomaretto,
dove risiede la maggior parte della popolazione.
Oltre ai ruderi dell' antico castello, tra le diverse testimonianze
artistiche presenti a Cavagnolo è di rilievo la Chiesa di
San Secondo al Cimitero risalente al XVII secolo e costruita sul
luogo d'una precedente chiesa. Di quest'ultima rimane solo il campanile,
di stile romanico, ma sottoposto a numerosi rimaneggiamenti in epoche
successive.
(fonte:Il Piemonte paese per paese Bonechi Editore)
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