Montegrosso
d'Asti (At)
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Il comune è situato a sud di Asti, nella zona collinare a sinistra
della vaI Tiglione ed è raggiungibile percorrendo il
tratto iniziale della strada provinciale che da Isola d'Asti
porta in provincia di Alessandria; il paese è dotato
inoltre di una stazione ferroviaria sulla linea AstiAcqui
Terme.
I primi documenti che riportano Monsgrossus e Montisgrosij
risalgono al XII secolo e l'origine del nome si può
facilmente ricondurre alla posizione topografica dell' abitato.
Fino al 1149 Montegrosso appartenne all'antico contado di
Loreto, che si estendeva da Rocca d'Arazzo ai confini del
marchesato di Saluzzo, ma in quell' anno Ottone Boverio cedette
al comune di Asti una buona parte dei diritti feudali in suo
possesso. Sempre alla metà del secolo, durante le ostilità
tra Asti e Federico Barbarossa, i marchesi di Incisa occuparono
la primitiva fortificazione e il villaggio. Gli astigiani,
non potendo tollerare la perdita della giurisdizione di una
località molto importante per i transiti, rioccuparono
la rocca e la distrussero. Il comune decise tuttavia di ricostruirla
data l'importanza strategica del borgo. Nel XIV secolo Montegrosso
fu coinvolto negli scontri tra guelfi e ghibellini. Alla metà
del secolo fu concesso in feudo dal vescovo di Asti Baldrucco
al marchese di Ceva. Nel periodo della guerra di successione
del Monferrato, Carlo Emanuele I duca di Savoia pose nel paese
una guarnigione per controllare le strade che da Nizza e dalla
vaI Tiglione portavano ad Asti; il presidio resistette all'
assalto degli spagnoli nel 1625, ma non a quello del 1636
guidato dal generale da Silva. L'anno seguente il governatore
di Milano don Diego Leganés ordinò la demolizione
del castello, ma fortunatamente l'operazione non fu completata,
come testimonia oggi il lato a nord-est dell' edificio.
Risale ai primi decenni del Seicento la fondazione, per volere
del duca di Savoia, di un convento cistercense nella zona
verso Agliano, andato distrutto in seguito alle soppressioni
napoleoniche del 180l. I primi feudatari di Montegrosso furono
un ramo del potente casato astigiano dei Roero; nel 1693 una
parte del feudo passò a Filippo Giacinto Gonteri marchese
di Cavaglià, l'altra pervenne nel 1715 a Niccolò
Coardi conte di Quarto.
Del Castello si è accennato a proposito dei danni arrecati
dagli spagnoli nel XVII secolo.
da I castelli del Piemonte ed. Gribaudo |
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Il lato che si osserva dalla piazza antistante la parrocchiale
è quello meglio conservato. Sul muro in verticale si notano,
tra le finestre rettangolari, le cornici in cotto di aperture più
antiche, con archi a sesto acuto, mentre sotto lo spiovente del
tetto è individuabile la merlatura ghibellina, murata. Altro
edificio di spicco, anch'esso in posizione eminente, è la
bella e monumentale Parrocchiale dei Santi Secondo e Matteo. Fu
edificata nel XIX secolo e sostituì una costruzione più
antica. La chiesa, con pronao neoclassico e cupola ottagonale, custodisce
al suo interno una tavola raffigurante la Sacra Famiglia (XVI secolo).
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