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LA COLLINA TORINESE
Torino possiede nella collina uno dei principali
elementi che ne determinano il suo clima. La collina cominciò a
popolarsi dopo il Mille, e la cosiddetta strada della montagna,
che allacciava Torino a Chieri inserendosi nella romana via Fulvia,
contribuì allora ad incrementare nuovamente i commerci tra le regioni
della pianura padana e la Francia. Durante l'assedio del 1706 andò
arsa la maggior parte delle abitazioni, ciò spiega come mai le ville
superstiti del sec.XVI e XVII si possono contare sulle dita d'una
sola mano.
VILLA
DELLA REGINA
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Clicca sulle miniature per vedere gli ingrandimenti.
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Clip Rai(Bell'Italia) del 3/1/09 (2'46")
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Fu realizzata a partire dal 1620 dall'architetto Carlo
di Castellamonte su commissione del cardinale Maurizio di
Savoia, figlio del duca Carlo Emanuele I, il quale si radunava
in questa «Vigna», che si rifà ai modelli delle ville romane.
Insieme al fratello, Principe Tommaso, contese il potere alla
cognata reggente Madama Cristina, le fu nemico in una sanguinosa
guerra civile nel 1640, salvo poi a rappacificarsi con lei
riconoscendone la preminenza e a sposarne -quarantanovenne
-la figlia tredicenne Ludovica (che era anche sua nipote).
L'edificio nacque romano d'aspetto e fu intitolato più
tardi alla giovane sposa: Villa Ludovica. Il cardinale vi
fondò l'Accademia dei Solinghi: nobili e dotti letterati
vi oziavano verseggiando e filosofeggiando. Ma la parte più
romana del complesso si aggiunge, curiosamente, dopo la morte
dell' ex porporato, nella prima metà del Settecento:
è il giardino alberato che dalla facciata posteriore
sale con scale, balaustre, nicchie, statue e giochi d'acqua
al Padiglione del Belvedere. Un' apporto di Juvarra in questa
creazione ci fu, indirettamente, attraverso l'allievo Giovanni
Pietro Baroni di Tavigliano, che è ritenuto l'autore
della prospettiva, del padiglione del Belvedere che la conclude
in alto e dei due altri padiglioni del giardino, a nord e
a sud.
Dopo la morte di Ludovica, la villa fu dimora prediletta della
regina Anna d'Orléans, moglie di Vittorio Amedeo II
e più tardi di Maria Antonia Borbone di Spagna, moglie
di Vittorio Amedeo III: donde il nome di Villa della Regina.
La destinazione a collegio dal 1868, allorché fu donata
all'Istituto delle Figlie dei Militari, i bombardamenti dell'ultima
guerra e soprattutto un lungo periodo di abbandono hanno danneggiato
in modo grave la villa. Finalmente è ora in fase di
restauro.
La decorazione interna fa di questo edificio uno dei più
incantevoli del Piemonte barocco e rococò. Gli artisti
appartengono alla schiera di quelli che lavorarono a Palazzo
Reale e nelle maggiori residenze sabaude: Daniele Seyter,
Corrado Jacquinto, Giovan Battista Crosato (affreschi e tele
del salone centrale), Domenico e Giuseppe Valeriani, il romano
Filippo Minei per una singolare e luminosa sala a grottesche.
I Gabinetti Cinesi sono emblematici della grazia aristocratica
e festosa con cui fu l'Oriente fu "reinventato"
a Torino nel Settecento. Di uno di questi salotti, quello
attiguo alla camera della Regina, sono stati ritrovati l'autore
e la data: Pietro Massa, 1735. Firma e anno sono tracciati
sul retro di uno dei pannelli. Gli arredi sono completamente
scomparsi, ma di quanto fossero ricchi possiamo farci un'idea
da un inventario del 1755, che li elenca minuziosamente, dai
quadri alle sputacchiere: occupa 118 pagine. Una curiosità:
era nata per un ambiente di Villa della Regina la sontuosa
libreria realizzata da Pietro Piffetti che si trova oggi al
Quirinale. Nel giardino ci sono due statue della seconda metà
del Settecento attribuite a Giovan Battista Bemero. |
Superga da corso Belgio quasi allineato con la basilica |
Sul lato di via Pescatore verso la collina risalta
la villa della Regina situata nella conca sottostante
al parco di villa Genero. |
Corso Dante verso il Po offre una visuale sulla collina
in cui campeggia la chiesetta di San Vito con il piccolo
parco sottostante. |
Dal cavalcavia di corso Bramante si delinea sulla collina
il Colle della Maddalena su cui si erge il faro della
Vittoria. |
Volete vedere su carta sia la panoramica che
molte altre foto? Le potete trovare sul libro In
fondo alle vie di Torino di Giorgio Faraggiana
Edizione editris acquistabile presso la libreria
DoraGrossa (via Garibaldi 11bis To)
VALPIANA
Villa Vigna Ariot (1700 ca)
Strada di ValPiana 12
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Villa Balzet o Molina
Strada di ValPiana 19
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Villa Vigna Hayer
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Chiesa della villa Bontan
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Villa Musì (Robesti)
Strada di ValPiana 83 - La
cappella è dedicata a S. Michele Arcangelo
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Villa Maria già
Carignano e Baron Martin
(si dice che Giolitti fosse
dedito a passare le sue giornate di relax nei
giardini di questa villa)
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VAL SAN MARTINO
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Villa Paradiso
(muro di cinta) |
Villa Paradiso (ingresso) |
Villa Paradiso
(scorcio dell'interno) |
All'inizio del XVII secolo la
villa appartenne a Giovan Battista Boasso; il proprietario
onde renderne più facile l'accesso e acquisire anche
un rustico ad uso agricolo, acquistò nel 1736 da
Carlo Braida una vigna confinante con la sua e permutò
con la Mensa arcivescovile due giornate e mezza di terreno.
L'avvocato Boasso morì nel 1751 lasciando tutti i
suoi beni all'Ospedale di San Giovanni. Ben presto l'ospedale
vendette vigna e villa a Giuseppe Felice Bertalazzone d'Arache
che vi fece magnifici lavori di ristrutturazione ricostruendo
quasi per intero l'antico Boas.
Nel 1854, con l'estinzione degli Arache, la villa passò
in eredità al conte Lorenzo Castellani Varzi che
abbellì l'edificio con buona parte dei dipinti ereditati
dallo zio e sistemò un elegante terrazzamento semicircolare
sul poggio dominante la città.
Alla fine dell'ottocento la villa subì una serie
di passaggi di proprietà: ai Biandrà di Reaglie,
ai Barel di Sant'Albano, ai Gloria, ai Canera di Salasco,
agli Asinari di San Marzano.
Venne acquistata, in seguito, da Ermanno Gurgo Saliche che
la rivendette agli attuali proprietari, i Colombo.
Nel novecento venne costruito il portico rustico a lato
della cappella che, con la sua mole, impedisce di leggere
l'antico parterre d'ingresso. A lato della cancellata si
colloca la cappella della villa, in parte privata, in parte
ad uso pubblico, attribuita a Bernardo Vittone, mentre rimane
sconosciuto l'autore del progetto della villa.
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Villa Corrà |
Villa Nobili
Strada Val San Martino 60, villa del 1787 già
degli Oliveri e poi dei Sartoris, acquistata dagli attuali Nobili
nel 1927 |
Villa Rey
Villa del 1600 ca, il Priè della famiglia
Turinetti, poi dei Carron di San Tommaso, dello scrittore
alpinista Guido Rey. |
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VILLA ABEGG
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Sulla strada comunale San
Vito Revigliasco 65. Circondata da un grande parco,
già "vigna" di Madama Reale, fu perciò
residenza regale, in posizione dominante rispetto al
Valentino. Maria Cristina di Francia aquistò
nell'ottobre del 1622 il palazzo preesistente. Al padre
Costaguta venne affidato il progetto di ristrutturazione
che si protrasse fino al 1652. Nel 1679 l'edificio venne
ceduto all'Ospizio di Carità. Nel 1684 il palazzo
tornò di proprietà a Vittorio Amedeo II
e nel 1713 fu nuovamente Ospizio di Carità, che
lo mantenne fino al 1724. In seguito si avvicendarono
numerosi proprietari sino a che, nel 1827, passò
agli Abegg, che legarono al palazzo il proprio nome.
Il palazzo ora è di proprietà di una società
bancaria ed il parco è solo aperto nel fine settimana. |
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PARCO EUROPA (CAVORETTO)
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da www.panoramio.com |
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EREMO DEI CAMALDOLESI
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Il regio Sacro Eremo
Camaldolese di Torino, sui "monti", in comune
di Pecetto, in posizione particolarmente amena sulle
pendici del monte Veglio (Bric dla Cross),
venne fondato nel 1601 dal Duca Carlo Emanuele I, su
consiglio del suo confessore don Alessandro dei marchesi
di Ceva (camaldolese), come ex voto per la cessazione
della pestilenza che aveva sconvolto il Piemonte tra
il 1558 ed il 1599. Il progetto originale si deve agli
architetti ducali Ascanio Vitozzi e Carlo di Castellamonte.
Alle opere successive parteciparono anche il Nicolis
di Robilant, Benedetto alfieri e Francesco Dellala di
Beinasco.Dopo la cessione della Certosa di saint Pierre
Chitel alla Francia (trattato di Lione, 1601) divenne
sede della Cappella Capitolare del Supremo Ordine Dinastico
della S.S Annunziata. Venne quindi riccamente dotato
di rendite, di beni immobili e di opere d'arte sia dai
Sovrani di casa Savoia che dai Cavalieri dalla S.S Annunziata.
Si componeva di 21 celle (ordinate casette con orticello),
di una Foresteria con annessa Cappella, di una Chiesa
collegata con la Cripta dei Cavalieri, di una ricca
Biblioteca e di una Spezieria con annessa Infermeria.
A seguito dell'occupazione napoleonica del Piemonte
venne soppresso e confiscato nel 1801, quindi venduto
all'asta nel 1809. Il primo proprietario dell'ex Eremo,
il banchiere Giuseppe Reyneri, trasformò il complesso
in una vigna. A seguito del fallimento del banchiere
l'ex Eremo venne messo all'asta nel 1849 e cambiò
ancora diverse volte proprietario, subendo ulteriori
demolizioni e trasformazioni, finché venne acquistato,
nel 1874 da Monsignor Gastaldi, Arcivescovo di Torino,
che lo trasformò in residenza estiva per i seminaristi.
Durante la seconda guerra mondiale ospitò gli
uffici della Fiat grandi motori. Tornato alla curia
dopo la guerra mondiale, venne trasformato, in Ostello,
per le celebrazioni di Italia '61. Cessate le celebrazioni
l'ostello venne trasformato in Ospedale, e rimase attivo
fino al 1987. (fonte:giranimando.com) |
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