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PALAZZO CIVICO |
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Monumenti al Principe Eugenio di Savoia e a Federico
di Savoia ai lati dell'ingresso |
Monumenti a Carlo Alberto e a Vittorio Emanuele II
nelle nicchie sotto i portici dell'ingresso |
Interno cortile con uscita/ingresso su via Bellezia |
Interno: sala Domenico Carpanini |
Il Palazzo di Città, già esistente nel Medio Evo,
fu ricostruito alla metà del Seicento da Francesco Lanfranchi e
poi riplasmato da Benedetto Alfieri cento anni dopo. Sotto i portici
si scorge, a sinistra, il monumento al re Carlo Alberto del Cauda
e, a destra, quello di Vittorio Emanuele II: un capolavoro di Vincenzo
Vela del 1865. Intorno al 1786, dando inizio all'ala del fabbricato
su Via Corte d'Appello, fu stabilito il sito nella nuova torre civica,
all'angolo dell'odierna via Milano. In quegli anni la vecchia torre,
fatiscente e separata dal Municipio dalla contrada di Dora Grossa
(via Garibaldi), pareva poco dignitosa per la città e fu indetto
un concorso per erigerne una nuova, tentativo fermatosi quasi subito
e ancora oggi si presenta assolutamente grezzo. Alla base dell'edificio
incompiuto vi era una lastra di pietra sulla quale i mercanti falliti,
vestiti di sola camicia erano costretti, davanti alla gente, di
sbattere ripetutamente il deretano dicendo:"Cedo bonis".
Da qui la frase "a l'è 'ndait dal cul" (è andato
dal culo) sinonimo di "ha fatto fallimento".
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PALAZZO CURIA MAXIMA
(ex Giustizia) | |
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Nel 1720, su progetto di Filippo Juvarra, viene aperto
il cantiere che si affaccia sulla direttrice che dai Quartieri Militari
permette di raggiungere il Palazzo di Città, per la realizzazione
di un edificio destinato ad ospitare le Magistrature del Senato
e la Camera dei Conti.
Sede del Senato sabaudo e della Regia Camera dei Conti nel secolo
scorso, l'edificio presenta il fronte caratterizzato da un pronao
tetrastilo addossato alla muratura con semicolonne corinzie e doppio
ordine di finestre. L'ordine gigante della facciata si imposta sopra
un alto basamento.
Attualmente il palazzo è sede di uffici giudiziari, e fino
a pochi anni fa ha ospitato il Palazzo di Giustizia di Torino, ora
trasferito nella "cittadella giudiziaria" in corso Vittorio
Emanuele II
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PALAZZO
BIANDRATE DI SAN GIORGIO |
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Via Delle Orfane n°6. Edificio
da taluni attribuito al Castellamonte, alcuni segni sembrano suggerire
che la costruzione della residenza secentesca sia stata condizionata
da edifici preesistenti. La storia del palazzo riferise che nel
1576 Emanuele Filiberto aveva acquistato una casa «con tutte
le sue corti, il giardino, pertinenze e dipendenze», e che,
nel 1613, parte di quella proprietà venne data da CarloEmanuele
I al conte Guido Aldobrandino di San Giorgio. Fu la stessa famiglia
a promuovere la costruzione del palazzo, dato che, nel 1710, esso
passò per eredità al marchese Guido Francesc Biandrate
Aldobrandino, del casato di San giorgio. Proprietario successivo
fu il marchese Carlo di Carpeneto San Giorgio Del Carretto, che
lo rivendette nel 1796. Dal marzo del 2007 ospita nella coreografica
Sala delle Colonne del Palazzo, già sede della Società
dal 1878 al 1932, il Museo Storico della Reale Mutua Assicurazioni.
Sono raccolti oltre cinquecento documenti selezionati dall'imponente
archivio storico della Reale, che copre quasi duecento anni di storia
di una delle piu' importanti Compagnie di assicurazione. |
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PALAZZO
BALBO BERTONE DI SAMBUY |
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Via San Dalmazzo 5 angolo
via Barbaroux. Il palazzo si caratterizza dalle intarsiature in
similoro, così denominato per via dell'acquisto da parte
del sindaco Ernesto Balbo Bertone di Sambuy (1837-1909), a cui è
stato anche assegnato il giardino di piazza Carlo Felice. |
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PALAZZO MAZZONIS
Via San Domenico 9 e 11. Ex palazzo Solaro della
Chiusa e di Govone sede del Museo M.A.O. (Museo Arti Orientali).
Restaurato dall'Alfieri, dove il Rousseau giovinetto, dimesso
dall'Ospizio dei catecumeni, fu assunto come valletto e diede
le prime prove del suo talento e della sua indole bizzarra.
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CASA DEL PINGONE
Fra le più antiche della città, sull'angolo
di via Porta Palatina e via della Basilica di San Paolo, per tre
secoli conservò il nome di Canton 'd Monsù Pingon.
Filiberto Pingone (Chambéry 1525-Torino 1582) fu scrittore,
storico, consigliere di Stato.
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PALAZZO
DURANDO DI VILLA (interno)
Via Garibaldi 23, palazzo dell'architetto Francesco
Gallo del 1736. La famiglia Durando, estinta nel 1791, discendeva
da un'acquavitaro che gestiva una mescita ai piedi della Torre Civica.
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PALAZZO SALUZZO DI PAESANA
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Via della Consolata 1bis, edificato tra il 1715
e 1720 dal Plantery per il conte Baldassarre Saluzzo di Paesana,
tanto vasto (occupa l'intero isolato) ed elegante da competere in
splendore con la stessa Reggia. Si narra che il conte per far sfoggio
della sua ricchezza, tenne un banchetto, sul pianerottolo che si
vede nella foto di centro, facendo sedere i commensali su sacchi
pieni di monete d'oro. La costruzione del palazzo gli aveva inghiottito
l'ingente somma di 242.000 lire e la sua vanità lo costrinse a chiedere
prestiti, addirittura al Plantery. Caduto nella spirale degli interessi
da pagare, fu costretto a vendere parte dell'edificio, nonostante
ciò, quando mori nel 1736, lascio al figlio debiti per quasi centomila
lire.
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PALAZZO MARTINI DI CIGALA
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Via della Consolata 3, edificato dal Juvarra nel 1716, passò
poi a Massimino di Ceva ed ora è delle Compagnie Riunite
d'Assicurazione. È uno dei tre lotti dell' antica isola di
San Dionigio e si affaccia sul lato settentrionale di piazza Savoia,
quasi in contrapposizione e contraltare con il Palazzo Saluzzo di
Paesana con il quale ha contribuito ad arricchire piazza Savoia
e il quartiere circostante. I due edifici, del resto, furono costruiti,
potremmo dire, in parallelo, cioè contemporaneamente, nel
terzo periodo di rinnovamento urbano.
Per il palazzo di via della Consolata, i suoi committenti erano
i Martini Cortesia, famiglia di banchieri. Carlo Francesco Martini,
presidente del Senato e insignito da Vittorio Amedeo II del titolo
di conte di Cigala, divenne poi conservatore generale delle gabelle
per lo Stato sabaudo.
Come Palazzo Paesana, la funzione mista, residenza e alloggi in
affitto, era già evidente.
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PALAZZO COTTI DI BRUSASCO
Via Bligny 5, si distingue per la nobiltà di linee
architettoniche dell'architetto Nicolis di Robilant.
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PALAZZO
CACHERANO DI MOMBELLO
Via della Consolata 12, sull'angolo con la piazzetta
del santuario, è un'esempio di palazzo settecentesco, attribuito
a Nicolis di Robilant. Nell'Ottocento l'edificio venne privato dell'ala
settentrionale per consentire l'ampliamento della piazza vicina.
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PALAZZO
ARMANO DI GROS
Via del Carmine angolo via Bligny. Ha una facciata divisa
in due bande orizzontali, la prima, con piano terra e mezzanini,
con lesene bugnate; la seconda con il piano cosidetto nobile e l'ultimo
piano. La costruzione del palazzo è attribuita a Gian Giacomo
Plantery, probabilmente nel secono decennio del Settecento, per
conto di Francesco Armano di Gros, uomo di fiducia di Vittorio Amedeo
II.
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