TORINO
ALTRI PALAZZI
(ANONIMI)

PALAZZO DELLA POSTA

   

In via Alfieri 10, nel punto focale della cosiddetta city torinese, ossia della città degli affari e delle banche, l'edificio venne progettato da Ernesto Ghiotti e inaugurato nel 1911, l'anno della grande esposizione di Torino per il cinquantenario dell'unità d'Italia. In ricordo dei postelegrafonici caduti nel corso della prima guerra mondiale, venne posta nell'atrio la statua raffigurante la Vittoria, di Edoardo Rubino, come i bronzi all'ingresso.

(da Palazzi di Torino di Enzo Rossotti)Come era

PALAZZO TRUCCHI di LEVALDIGI

 

All'incrocio di via Alfieri con via Venti Settembre , questo edificio, attuale sede di una banca, potrebbe passare inosservato, benchè firmato da Amedeo di Castellamonte. Iniziato il 13 giugno 1673 per il ministro delle Finanze di Carlo Emanuele II, figlio di Vittorio Amedeo I, ebbe un ricco portale che fece quasi subito incuriosire e chiacchierare i torinesi: fu detto "Portone del Diavolo", considerando stregoneria il fatto che il portone fosse sto collocato e issato sui cardini in men che non si dica, nello spazio di una sola notte. Altri misteri che circondano il palazzo sono la morte misteriosa di una ballerina durante una festa di carnevale del 1788 o 1790(non si sa): in una sala predisposta per rievocare l'inferno, la ballerina Emma Cochet, altri dicono Vera Hertz, cadde a terra colpita da un affilato pugnale. Il colpevole non venne identificato dal fatto che quella sera si stava scatenando un nubifragio nella zona e molti passanti trovarono riparo nel palazzo confondendo così le indagini. Le supposizioni furono molte. Ci si misero poi di mezzo satanisti, curiosi, maghi improvvisati. Al palazzo è legato anche un'altro episodio avvenuto, secondo quanto si racconta, pochi anni dopo. Riguarda un'ufficiale francese, Du Perril, il quale avendo ricevuto minacce di morte aveva chiesto una scorta, e mentre gli preparavano la carrozza con la scorta, decise di pranzare. La carrozza ormai preparata era in attesa del maggiore francese, allorchè il postiglione impaziente chiese notizie del passeggero, ma dopo ricerche vane, nel palazzo non vi era traccia del francese. L'ufficiale Du Perril non lo vide più nessuno. Dileguato nel nulla. Una leggenda racconta che una ventina di anni dopo quella sparizione. alcuni muratori, durante dei lavori nel palazzo, abbattendo un muro rinvennero in una intercapedine lo scheletro di un uomo alto e robusto che era stato sepolto in piedi. Il cranio presentava una netta frattura provocata da una botta molto violenta. Dai pochi brandelli di stoffa che rimanevano e parevano di una uniforme, si pensò che si trattasse dei resti dell'ufficiale. Un'intreccio tanto giallo, quanto appassionante.

(da Palazzi di Torino di Enzo Rossotti)

PALAZZO BROGLIA

Via Arsenale 10 a fianco del palazzo Ferreo d'Ormea, vi è il palazzo fatiscente dei Broglia, restaurato a suo tempo da Filippo Castelli. Interessanti sono i capitelli rappresentati da omoni e da rilievi al quanto inquietanti, un'altro pezzo della Torino dei misteri.

PALAZZI di Via ARSENALE 19 e 21

Il palazzo al n°21 è conosciuto anche come Palazzo della Fortuna, in quanto ivi venivano inviati i numerosi biglietti degli Italiani che partecipavano ai concorsi indetti dalla Rai, quando era la sua sede centrale. Costruito per ospitare uffici di rappresentanza, fu realizzato su progetto dell'architetto Luigi Beria nel 1895. Interessanti i medaglioni in ceramica apposti sulla facciata che raffigurano scienziati: Volta, Pacinotti, Siemens, Ferraris, Opera di Cristoforo Vicary, di Zurigo. Curiosi, ai lati del portone, i due animali fantastici, definiti ora draghi ora rapaci grifoni con le zampe unghiate. Una bizzaria architettonica non infrequente a Torino. A fianco il palazzo n°19 in stile liberty di uso privato.

(da Palazzi di Torino di Enzo Rossotti)

Come era

PALAZZO CERIANA-RACCA

Clc per ingrandire 

Via Arsenale 33, sull'angolo con corso Matteotti, appartiene allo stile eclettico ed è considerato di valore ambientale. L'edificio è annoverato fra i capolavori lasciati a Torino dall'architetto Carlo Ceppi, su un progetto del 1887. E' stato sottoposto di rcente a importanti lavori di ristrutturazione che gli hanno restituito l'aspetto originario, contrassegnato dall'eleganza delle linee.

(da Palazzi di Torino di Enzo Rossotti)

PALAZZI di Via BARBAROUX

Archivio Città di Torino (ex Anagrafe)
Palazzo Cigliano

In via Barbaroux 32 si trova l palazzo dell'ex Anagrafe ora Archivio Storico della Città di Torino, raccoglie, in quattro piani di sale espositivi e depositi, importanti documenti che raccontano ben nove secoli di storia cittadina, dal 1111 a oggi. Recentemente, l’Archivio si è arricchito della “Collezione Simenon”, composta da antichi reperti e da un raro esempio a colori del “Theatrum Sabaudiae”, opera utilizzata dai Savoia per testimoniare in tutta Europa i fasti del loro regno.
Di contiguo, al n°28, si trova il palazzo Cigliano, di fronte alla piazzetta dei Minusieri; è di costruzione settecentesca, adibito a residenza e affitto, con l'androne coperto da volte a spicchi. La progettazione dell'edificio è attribuita al Plantery.

PALAZZO PROVANA di COLLEGNO

Nel cuore del centro cittadino, al numero 20 di via Santa Teresa, il palazzo ha una imponenza che si rileva già nella facciata. Edificio monumentale, lega il proprio nome a una famiglia tra le più conosciute dell'antica nobiltà torinese, originaria di Carignano. Il palazzo, la cui costruzione fu iniziata nel 1687, viene attribuito a Guarino Guarini, benchè il grande architetto fosse morto già quattro anni prima, nel 1683. Già sede della Democrazia Cristiana, l'edificio ha visto nel passato importanti riunioni politiche e fu visitato più volte da Alcide De Gasperi, allora leader del partito e capo del Governo. I Provana di Collegno sono noti soprattutto per il loro attaccamento a Casa Savoia, nel corso dei tempi. Il conte Umberto Provana di Collegno, scomparso nel 1991, ebbe dall'ultimo sovrano d'Italia, Umberto II, l'onorificenza del Collare dell'Annunziata come riconoscimento per i particolari legami di fedeltà verso la dinastia, anche quando l'ultimo re era già in esilio in Portogallo.

(da Palazzi di Torino di Enzo Rossotti)

PALAZZO RICCA di COASSOLO

A Filippo Juvarra venne commissionata nel 1729 la costruzione di questo palazzo nell'antica isola di Sant'Eusebio per la famiglia Riche, o Ricca di Coassolo. Il palazzo dai Ricca passò poi in proprietà alla famiglia Donaudi delle Mallere. Nel 1796, secondo alcune fonti, ospitava anche un'albergo, l'Albergo d'Inghilterra. Ristrutturazioni e rifacimenti, dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale, hanno radicalmente mutato l'aspetto del casamento che nel 1978 ospitò anche un teatro chiamato La Bombonera 'd Macario, in omaggio al celebre attore.

EX CASA DELLA VITE

Ora vi è un palazzo adibito a servizio bancario, ma ha il merito di custodire il ricordo della preesistente cà dal rondolin o dla vis, celebrata nei fasti del gioco del Lotto.Casa della Vite, chiamata così per la grossa pianta di vite che curiosamente vi si abbarbicava. In via Arsenale angolo via Santa Teresa, fu inaugurato il 21 dicembre del 1901, costruito su progetto dell'ing. Angelo Santonè . Questo grandioso edificio, in stile Rinascimento, è architettato con eleganti colonnati e lezene d'ordine, composito, e le due facciate fronteggianti le vie vennero eseguite interamente in marmo di Carrara con ampio zoccolo in granito. Notevoli le due artistiche cariatidi che ornano la porta d'ingresso all'angolo dell'edificio appositamente smussato.

Come era

PALAZZO BOGINO
 

Via Bogino 31, l'edificio monumentale sarebbe il primo insediato nell'area della "città di Po". Si ipotizza che il geniale architetto che lo progettò sia appartenuto alla schiera di cui facevano parte il Castellamonte, Michelangelo Garove e Francesco Baroncelli. In questo palazzo nacque Giovanni Battista Bogino, ministro di Carlo Emanuele III, insigne politico al punto che gli è stata intitolata la strada, costellata di lapidi a testimoniare quanti illustri vi ebbero i natali e vi stabilirono la residenza. Morto il Bogino, l'edificio passò in proprietà dei conti Balbo di Vinadio. Ora sede bancaria.

(da Palazzi di Torino di Enzo Rossotti)

PALAZZI ALFIERI di SOSTEGNO e FERRERO della MARMORA
 

Via Maria Vittoria 16 e 18 angolo via Bogino. Il palazzo al n°16 diede i natali nel 1799 ad Alessandro Ferrero della Marmora e quello al n°18 a Cesare Alfieri di Sostegno, ministro della Publica Istruzione e presidente del consiglio con Carlo Alberto, presidente del Senato con Vittorio Emanuele II come si evince dalla lapide posta in via Bogino. La Provincia acquistò il palazzo al n°16 dalla famiglia Chevalley. Il palazzo appare quasi come prosecuzione del Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sorto dalla ristruttrazione di costruzioni che già esistevano nel 1675. L'idea programmatica è attribuita al conte Gallinari, il quale si sarebbe pure occupato della costruzione del Palazzo Seyssel d'Aix in via Bogino 12. Dell'edificio, come appariva nella sua veste iniziale, è rimasta la facciata, il portale verso via Maria Vittoria, l'atrio e la scala, a destra di chi entra. Il palazzo al n°18 è adibito ad uffici e abitazioni private.

PALAZZO COARDI DI CARPENETO
Via Maria Vittoria 26 angolo piazza Carlina su cui sorge il palazzo di realizzazione semplificata del programma urbanistico voluto da Carlo Emanuele II, legata a modelli delle places royales francesi. Il palazzo Coardi fu realizzato nell'ultimo quarto del XVII secolo su progetto attribuito ad Amedeo di Castellamonte. Nell'ultimo quarto del Settecento il fronte orientale venne rimaneggiato da Pietro Bonvicini. L'edificio presenta uno degli atrii più rilevanti arricchito da raffinati stucchi settecenteschi e da statue. All'interno, una volta dipinta da Domenico Guidobono, replica parziale della Primavera affrescata dallo stesso pittore a Palazzo Madama nel 1714, testimonia l'importanza dei committenti. Il cortile, ornato da busti collocati alle finestre del piano nobile, si apriva su un androne secondario che dava accesso alla via retrostante.

PALAZZO CAMPANA
Via Carlo Alberto 10. Il palazzo che accoglie oggi la Facoltà di Matematica dell'Università di Torino è noto come Palazzo Campana, una denominazione recente entrata nell'uso dopo la guerra, che trae origine dal nome del caduto cui era intitolata la formazione partigiana che occupò l'edificio il 28 aprile 1945, il marchese Felice Cordero di Pamparato. Tenente di artiglieria, sorpreso dall'armistizio nella zona ligure e rifugiatosi in Svizzera per sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi, era rientrato in Italia agli inizi del 1944 spinto dalla lealtà verso la monarchia e, con il nome di battaglia "Campana", si era unito alle prime bande partigiane autonome della Val Sangone, diventando una delle figure di maggior rilievo tra i comandanti delle formazioni in quella vallata. Catturato casualmente, alla metà di agosto, presso Giaveno da militi delle Brigate nere nel corso di una vasta operazione di rastrellamento, fu portato in paese presso il comando fascista e interrogato per due giorni, ma rifiutò di aderire alla Rsi: il 17 agosto veniva impiccato ad un balcone della piazza della stazione con altri tre partigiani
PALAZZO ACCADEMIA ALBERTINA (delle Belle Arti)

Via Accademia Albertina 8. L'Accademia di Belle Arti torinese nasce nel 1652, ed è conosciuta come Compagnia di San Luca. Diventa Accademia dei Pittori, Scultori e Architetti nel 1678 per volere di Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, che la voleva simile all'Acadèmie Royale di Parigi.
Nel 1778 nell'ambito del rinnovamento politico e culturale promosso da Vittorio Amedeo III assumerà il nome di "Reale Accademia di Pittura e Scultura" e durante l'occupazione francese di "Ecole spèciale des Arts du Dessin"
La riforma attuata da Vittorio Amedeo III porta Lorenzo Pècheux noto pittore francese di scuola romana alla direzione dell'Accademia e a riorganizzare le scuole di Incisione, di Pittura e di Scultura. Pècheux, il "primo pittore di corte", seppe dare una svolta classicista alla pittura torinese tra Sette ed Ottocento, svolta testimoniata soprattutto nella decorazione di Palazzo Reale.
Se I'egemonia napoleonica. riunendo Accademia, Università ed Accademia delle Scienze, aveva tentato di integrare I'artista nella vita pubblica della città, coinvolgendolo nel riassesto urbanistico di Torino, un cambiamento determinante per il futuro dell'Accademia, anzi la rifondazione vera e propria fu voluta da Carlo Alberto, nell'ambito di varie iniziative miranti a promuovere l'arte a Torino. Su consiglio di Roberto d'Azeglio, Carlo Alberto nel 1833 stabilì l'edificio attuale come sede dell'Accademia, che finalmente poté riunire le varie scuole divise tra Accademia delle Scienze, Università e Convento di San Francesco da Paola.

ISTITUTO GALILEO FERRARIS

In corso Massimo d'Azeglio 42 vi è l'Istituto Elettrotecnico Galileo Ferraris, un grande edificio con l'ingresso adorno di colonne, un buon esempio di art dèco. Costruito nei primi anni Trenta come centro di ricerche scientifiche su un progetto di Vittorio Eugenio Ballatore di Rosana, è intitolato allo scienziato il quale enunciò il principio del campo magnetico rotante. Da questo istituto, nel corso della giornata, parte il segnale orario trasmesso da Torino a tutta l'Italia. Il palazzo è detto per questo "la casa dell'ora esatta"

CONVITTO PRINCIPESSA FELICITA

Nella collina torinese, tra il Monte dei Capuccini e Villa della Regina, si trova il Convitto Principessa Felicita di Savoia. Il Palazzo del Convitto fu progettato, a partire dal settembre 1786 da Ignazio Amedeo Galletti (Pontestura 1726 – Torino 1791), importante architetto alla corte di Vittorio Amedeo ed allievo di Bernardo Vittone. Le fasi costruttive si protrassero fino alla metà del secolo XIX, con il completamento delle parti ad est, in ottemperanza agli schemi distributivi già indicati dal Galletti. Nella sua completezza l’immobile -di quattro piani fuori terra- si presenta con un lungo corpo di fabbrica centrale con due ali perpendicolari ad esso in modo da formare la caratteristica forma ad “U” che troviamo anche in altre costruzioni torinesi storiche come ad esempio Palazzo Reale. La Principessa Felicita di Savoia, sorella di Amedeo III, fu la fondatrice appunto del convitto.(il sito)

EX DAZIO COLLINARE E CRIMEA

La cinta daziaria stabilita nel 1853 (ma costruita nel 1884) si sviluppava tra i corsi Gabetti, Lanza e Moncalieri. Ne restano il tracciato, il muro (corso G.Lanza) e il casotto daziario (foto, sede della Polizia Urbana). Il borgo ha una connotazione industriale fino ai primi del '900 quando la zona è riedificaya con case borghesi, eclettiche e liberty, affacciate su corso Wilson, poi chiamato nel 1919 corso Fiume in omaggio alla città libera del Quarnaro.

MUSEO DI STORIA NATURALE

In viale Thovez 37. Il Museo di Storia Naturale dedicato al Santo dei giovani è uno dei più antichi musei scientifici di Torino. Infatti è stato fondato da S. Giovanni Bosco nel lontano 1878 per servire come dotazione scientifica alla Scuola di Valsalice. La casa costruita dai Fratelli delle Scuole Cristiane negli anni 1857-61 come villeggiatura del loro "collegio dei nobili ", fu acquistata nel 1879 da Don Bosco che dal 1872, per forte pressione dell'Arcivescovo Mons. Lorenzo Gastaldi, aveva dovuto accettare la gestione di detto collegio. Venne ingrandita con la sopraelevazione d'un terzo piano, con la costruzione della chiesa (1898-1901), del palazzo ovest (quella della portineria e degli uffici) nel 1930-31 e la sua sopraelevazione nel 1956. (il sito)

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