TORINO

VIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE
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Detta in passato contrada dei Conciatori, è parallela a via Roma e si suddivide ora in due tronchi di nome diverso (via Accademia delle Scienze e via Lagrange), separati dalla trasversale via Maria Vittoria. Il nome vuole ricordare una delle più importanti associazioni culturali d'Europa: l'Accademia delle Scienze di Torino, cui sono legati nomi illustri come Marconi, Fermi, Foscolo, Alfieri, Volta, Franklin, Gauss e tanti altri. Nella storica piazza Carignano dove la via si allarga a pochi passi dal suo inizio, si fronteggiano il palazzo ed il teatro omonimi. Sul fondo della piazza si erge il massiccio palazzo dell'Accademia delle Scienze (1678) costruito dal Guarini ospitante la galleria Sabauda ed il museo Egizio.(vedi Palazzi) Sull'angolo di via Maria Vittoria troviamo la più vasta chiesa di Torino, il San Filippo Neri.
(estratto da "storia aneddotica descrittiva di Torino - A zonzo per le vie della città" di Riccardo Gervasio)
VIA LAGRANGE
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È il continuo di via Accademia delle Scienze, come detto sopra, anch'ella detta contrada dei Conciatori..
Inizia da via Maria Vittoria e finisce in corso Vittorio Emanuele II con la piazza dedicata al matematico/astronomo primo presidente onorario dell'Accademia delle Scienze. Via dedicata allo shopping con il centro commerciale Lagrange di fronte al palazzo Bricherasio. Molti sono i palazzi illustri: al n°7 quello Gonteri (poi Doria e Ceriana-Mayneri), all'angolo di via Cavour il palazzo omonimo e subito dopo al n°29 casa Castiglione dove nacque Lagrange (1736), contraddistinta da una lapide. All'angolo di via Andrea Doria, richiama l'attenzione un'ennesima casa Antonelli: quella priva di finistre ed esuberante di porte con balcone dove si trova il pastificio Defilippis.
(estratto da "storia aneddotica descrittiva di Torino - A zonzo per le vie della città" di Riccardo Gervasio)
VIA VERDI (già della Zecca)
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verso la collina
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verso le montagne
Aperta nel 1669 e denominata da principio contrada dell'Accademia e poi fino al 1919 contrada della Zecca, via Verdi procede a levante di piazza Castello nel senso diametralmente opposto a quello di via Garibaldi, cui a tutta prima si sarebbe indotti a contrapporre via Po. Lentamente degrada verso il fiume, attraversando la zona della vecchia Torino compresa tra la contrada di Po ed il corso San Maurizio e corrispondente, almeno in parte, ai borghi Rossini e Vanchiglia. Nel primo isolato a sinistra, dopo lo spettacolo desolante che per anni offrirono le rovine del Regio e dell'Accademia Militare, la mole imponente del nuovo teatro dovrebbe compensare il cittadino che va a prendere visione delle novità; ma purtroppo. egli non può sottrarsi alla sgradevole impressione di trovarsi in un luogo appartato, da... retroscena. Al n°11 ebbe sede fino al 1870 la Zecca di Stato, nel cortile si scorge la settecentesca Cavallerizza. Di fronte si trova l'ingresso dell'Università agli Studi con il portale del Talucchi. Poco più avanti il Centro di produzione della RAI, e sull'angolo di via Montebello il Cinema Massimo sorto al posto di un mercato coperto, all'angolo di via Sant'Ottavio l'Istituto Liceale Gioberti e di fronte la nuova sede universitaria delle facoltà umanistiche sorta sulle rovine della caserma Carlo Emanuele. Il fondo della via, non lontano dai murazzi di Po, nel punto che più di un secolo addietro segnava il centro del borgo del Moschino, e dove, in tempi oramai lontani, si trovava la torre del recluso, rifugio anacoreti: «una singolare abitazione priva d'ingresso, il cui occupante murato vivo riceveva gli alimenti indispensabili al proprio sostentamento attraverso una finestrella o feritoia praticata nella parete»
(estratto da "storia aneddotica descrittiva di Torino - A zonzo per le vie della città" di Riccardo Gervasio)
VIA ROSSINI (già della Posta)
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da via Po
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da corso San Maurizio
Via dell'Ippodromo = via Rossini. Confusione voluta e giustificata: ancora sul finire dell’Ottocento questo era il nome dell’arteria che collega via Po (allora via di Po) con corso Regina Margherita (già corso Santa Barbara). Via Rossini: una strada stretta e piuttosto rumorosa per il passaggio dei tram, anche se recentemente interdetta al traffico veicolare privato che era causa di continui ingorghi e di forte inquinamento. Nel primo tratto partendo da via Po s’incontra un fianco della sede torinese della Rai, il teatro Gobetti, l’entrata della Cavallerizza Reale, l’Auditorium, prestigiosa opera architettonica del duo Mollino- Morbelli e un plesso dell’istituto tecnico Avogadro. Rossini è ovviamente Gioacchino, compositore italiano vissuto nell’Ottocento. Nei pressi del teatro c’è una lapide-medaglione raffigurante l’autore dell’inno musicato dal maestro Novaro che così recita: «Qui risuonò per la prima volta l’Inno di Mameli». Torniamo al passato di quella che un tempo era la contrada della Posta, in quanto vi era un edificio, fatto costruire da Emanuele Filiberto, utilizzato per custodire i cavalli del servizio delle regie poste. Nel 1859 via dell’Ippodromo era ancora chiuso da un bastione, abbattuto proprio per prolungare la via sino a corso San Maurizio. Giuseppe Torricella e il suo “Torino e le sue vie” , anno di grazia 1868: «Il nome d’Ippodromo gli è venuto dall’uso e dalla forma del teatro Vittorio Emanuele, che trovasi nella via. Questo teatro, innalzato da una società, venne aperto nel 1856 colla celebre compagnia Cineselli. Esso doveva servire esclusivamente per gli spettacoli equestri e per gli esercizi dei cavalli, ma ora vi si danno anche spettacoli d’opera e ballo. Il teatro appartiene ai signori Casalegno e Galli; fu abbellito nel 1864, e contiene più di quattromila persone». Si tratta, l’avrete capito, dell’impianto dalle cui ceneri sarebbe poi sorto l’Auditorium. Al numero 8 un tempo c’era l’Accademia Filodrammatica fondata nel 1828 e diretta dalla celebre attrice Carlotta Marchionni: tra i soci onorari Alberto Nota, Felice Romani, Angelo Brofferio e Silvio Pellico. Nella stessa casa vi era lo stabilimento in cui a partire dal 1830 i fratelli Marchisio fabbricavano i loro pianoforti. «In essa sono impiegati ottanta operai, e annualmente si producono dai 250 ai 300 istrumenti, numero che prova in quanto credito son tenuti i pianoforti che escono dalla vasta fabbrica, i quali non temono il confronto dei migliori di Francia e di Germania». Una delle tante cose importanti di Torino che si sono perse nel tempo.
fonte: La Stampa (Maurizio Ternavasio)
VIA XX SETTEMBRE
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all'inizio da Porta Nuova
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da via Santa Teresa
Inizia da corso Vittorio, nei pressi della stazione di Porta Nuova, e finisce in corso Regina Margherita, ed è quasi totalmente interdetta alle auto. Il suo andamento rettilineo è caratterizzato dall’alternanza tra palazzi antichi e qualcuno più recente che qualificano i vari isolati a cui dà vita. Il suo tratto mediano è un po’ il cuore della
“city” cittadina, vista la presenza di numerosi istituti di credito. Veniamo al toponimo: il 20 settembre 1870 è il giorno in cui le truppe dei bersaglieri entrarono nella Capitale da Porta Pia, interrompendo di fatto il potere papale e aprendo la famosa “questione” romana, risolta soltanto con la firma del concordato tra lo Stato e la Santa Sede, avvenuta l’11 febbraio 1929. E fin qui ci siamo, non vi diciamo niente di nuovo. Ben più difficile che qualcuno sia a conoscenza delle sue precedenti
denominazioni, anche perché un tempo, ai fini del nome, la via in questione (non ancora completamente rettificata) era spezzettata in diverse arterie: sino al 1884 il primo segmento, che arrivava sino all’attuale via Santa Teresa, era chiamato via della Provvidenza, poi proseguiva come via San Maurizio e via del Seminario, per
terminare in piazza San Giovanni, quella del Duomo. L’ultima porzione, quella che attualmente scorre a fianco delle Porte Palatine, allora non era tracciata. Ancora prima, via della Provvidenza (che doveva l’appellativo alla casa d’educazione per le “zitelle di civil condizione” detta Regia Opera della Provvidenza, che si trovava al numero 22 della stessa via) era conosciuta come contrada del Trincotto Grondona.
fonte: La Stampa (Maurizio Ternavasio)
VIA SAN TOMMASO
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Via San Tommaso e via Arsenale sono consecutive e solcano le loro trasversali, una scacchiera d'isolati dove pare ci siano dato convegno le Banche cittadine. Dell'età romana questo settore conservò fino al medioevo l'appellativo di Borgo dei Marmi per via dei numerosi epigrafi marmorei posti sulle ville signorili dell'epoca. I nomi delle vecchie contrade degli Ebrei, dei Sette Poggioli, di Casa Viale, del Gamelotto e degli Argentieri non erano che parziali pittoresche varianti delle odierne vie San Tommaso ed Arsenale. Al n°6 troviamo il palazzo Della Chiesa di Roddi, progettato dal Castellamonte; sull'angolo di via Pietro Micca si trova la chiesa di San Tommaso e quando la via si allarga uno degli edifici scolastici più spaziosi della città, sede della Scuola Media Valfrè e la Scuola Elementare Pacchiotti, quindi sull'angolo di via Santa Teresa inizia via Arsenale con la cà dël rondolin o dla vis.
(estratto da "storia aneddotica descrittiva di Torino - A zonzo per le vie della città" di Riccardo Gervasio)
VIA dell'ARSENALE
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da via Santa Teresa
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all'incrocio con via Arcivescovado
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verso corso Vittorio Emanuele II da via San Quintino
Continuando da Via San Tommaso, dove ci siamo lasciati (vedi sopra), si avanza tra due file di palazzi dall'aspetto esteriore sontuoso: il palazzo Ferrero d'Ormea, il palazzo Broglia attiguo a quello dei Valperga di Masino. Più avanti troviamo l'Arcivescovado con l'annessa chiesa della Concezione di Maria Vergine con quasi di fronte il famoso palazzo della Fortuna al n°21. All'angolo con via Arcivescovado ecco il Palazzo dell'Arsenale e al fondo, sull'angolo di corso Matteotti il palazzo Ceriana Racca. La strada fu aperta solo nel 1847, epoca in cui fu rimosso un cancello di ferro che la chiudeva. Nel periodo napoleonico ebbe il nome di Austerlitz, poi strada di Jena, per celebrare due grandi vittorie di Bonaparte.